La Commissione Europea è salva, ma i nodi restano

La Commissione Europea ha superato lo scoglio della mozione di censura presentata dai gruppi parlamentari di destra Patrioti per l'Europa e Europa delle Nazioni Sovrane. L’esito del voto alla mozione ha registrato 175 voti a favore, 360 contrari e 18 astensioni, non riuscendo quindi a passare. I nodi restano però.




Se la mozione fosse stata approvata, avrebbe creato una profonda instabilità per le istituzioni comunitarie: la Commissione europea avrebbe dovuto dimettersi restando in carica solo per l’ordinaria amministrazione fino all’individuazione di un / un’altra Presidente della Commissione da parte del Consiglio europeo.

Per il momento, la Commissione Von der Leyen è salva, ma i nodi politici restano irrisolti. Basterà la promessa della Presidente di garantire al gruppo dei Socialisti e Democratici la tutela del Fondo Sociale Europeo (FSE) quale pietra miliare del prossimo bilancio europeo, in discussione la prossima settimana – a placare gli animi? E lo schema di maggioranza variabile del gruppo del Partito Popolare Europeo è definitivamente tramontato o è solo un ostacolo momentaneo che porterà a una riedizione degli ammiccamenti e dell’alleanza in aula variabile per l'intero arco della legislatura?

Queste sono solo alcune delle domande che coinvolgeranno in primis la Presidente Von der Leyen e la Commissione europea nel suo complesso. La bocciatura della mozione di censura votata anche da molti eurodeputati dei Conservatori e Riformisti europei e da alcuni parlamentari della sinistra, consente all'esecutivo comunitario di sopravvivere senza però arginare la crisi di credibilità che attanaglia la Presidente della Commissione.

Come si era già affermato in un precedente articolo: “Ricercare maggioranze alternative e variabili a seconda dei dossier da trattare renderà l’Unione europea meno unita, meno credibile e finirà con il rafforzare l’immagine tecnocratica che la realtà ha già abbondantemente dimostrato essere fuori contesto.”

Alla luce di un sostegno alla Commissione europea inferiore rispetto al voto del luglio 2024, come intende l’esecutivo affrontare dossier decisivi come i dazi commerciali, le tensioni in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, la sensibile questione del riamo, l’imminente discussione per la definizione del quadro finanziario pluriennale 2028/2034 non servono tecnicismi e tensioni perenni. Serve politica, vera!

 

Vincenzo Mongelli 



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