Ursula von der Leyen e la nuova Commissione Europea: un cammino impervio tra aspettative e risultati
Con il sostegno più basso di sempre il lavoro della nuova Commissione europea parte in salita. L’incerto sostegno parlamentare rischia di minare e far schiantare la domanda di coraggio e fermezza avanzata dai cittadini europei ed intralciare il cammino delle istituzioni comunitarie.
È iniziato in salita il cammino della seconda Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen. Un cammino che si prospetta impervio, seppur nell’aula di Strasburgo la nuova Commissione abbia superato sul piano numerico la quota dei 361 voti necessari per essere approvata dagli europarlamentari (alla fine i voti favorevoli sono stati 370). È sul piano politico, però, che si è registrata la maggiore frattura nel sostegno ad una leader e all’intero collegio di commissari che ha perso il sostegno di 31 parlamentari rispetto al voto di conferma della sola Presidente in occasione della presentazione delle linee programmatiche della futura Commissione europea del luglio scorso. Se il voto estivo ha registrato per Ursula von der Leyen 401 voti favorevoli, il sostegno all’intera Commissione europea di novembre è stato il più basso di sempre rispetto a tutte le precedenti sessioni di investitura della Commissione: a tal proposito si ricordano i voti favorevoli espressi dall’eurocamera da quando il Parlamento europeo è stato demandato ad esprimere un voto sulla Commissione europea, ovvero dal 1995 ad oggi: Jacques Santer (1995) / 417, Romano Prodi (1999) / 510, José Manuel Barroso (2004) / 478, José Manuel Barroso II (2010) / 488, Jean-Claude Juncker (2014) / 423, Ursula von der Leyen (2019) / 461.
Rafforzare “i legami tra le persone, le nazioni e le istituzioni. Tra le aspettative e i risultati. Tra le parole e i fatti…” ha dichiarato la Presidente Von der Leyen di fronte agli europarlamentari presentando le linee programmatiche da seguire in caso di riconferma alla guida della Commissione; messaggio intenso e fortemente impegnativo che, se per i cittadini europei genera un’aspettativa sempre più alta ed efficiente nell’azione comunitaria, pone in capo alla Presidente e alla sua Commissione in primis, la necessita di offrire al continente risposte adeguate sia per una concreta realizzazione della solidarietà intergenerazionale europea, sia per la credibilità delle Istituzioni europee.
Il voto parlamentare in favore della nuova Commissione europea accentua per il collegio dei commissari e la Presidente Von der Leyen l’onere di saper fronteggiare e vincere le numerose sfide che si dovranno affrontare tanto sullo scacchiere internazionale - tra vecchie e nuove crisi -, quanto sul continente, dove il fragile sostegno parlamentare accenderà i riflettori e le attenzioni nel confronto tra Commissione e Consiglio europeo con il rischio di smorzare una più incisiva azione comunitaria con l’ausilio del Parlamento europeo.
Le crisi di Francia e Germania contribuiscono ad arricchire un difficile quadro europeo ma, al contempo, forniscono alle Istituzioni europee rinnovate l’opportunità di avviare un superamento graduale dei limiti istituzionali che frenano l’azione comunitaria e rendono l’Unione europea incoerente tra i principi richiamati e le azioni che ne conseguono. Stando ai numeri di fine novembre, il difficile equilibrio tra Commissione e Parlamento europeo ha cancellato il tentativo di spostare totalmente a destra il governo delle due istituzioni comunitarie da parte del capogruppo del Partito Popolare europeo – stessa forza politica di Ursula von der Leyen - Manfred Weber.
Solo il lavoro di questa legislatura europea dimostrerà se l’Europa sarà diventata o meno più ambiziosa per ricordare il titolo al documento programmatico della Presidente Von der Leyen. Se i cittadini si aspettano coraggio e fermezza l’incertezza politica rende il cammino europeo più impervio. Alla fine, in assenza di una maggioranza stabile tra i banchi dell’eurocamera, seppur l’Unione europea sia un’Organizzazione internazionale e non uno Stato, sarà la riscoperta del valore e della credibilità della politica la bussola migliore per la conduzione della legislatura.
Ricercare maggioranze alternative e variabili a seconda dei dossier da trattare renderà l’Unione europea meno unita, meno credibile e finirà con il rafforzare l’immagine tecnocratica che la realtà ha già abbondantemente dimostrato essere fuori contesto.
Vincenzo Mongelli
Ottimo Articolo
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