Le scomode cifre dell’Italia delle donne

La parola “donna” etimologicamente deriva da “domina”, che si può tradurre con “padrona”. Questo però rimane un concetto meramente teorico per alcuni aspetti. Le donne oggi sono ancora vincolate da limiti che riguardano la propria libertà decisionale, il proprio corpo e il proprio status economico e lavorativo. 

 

Peso cura nel lavoro femminile
 Foto di Yan Krukau: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-donna-laptop-lavorando-4458320/

Viviamo nel periodo storico della Repubblica Italiana che ingloba il primo Governo con a capo una donna, ma che non é ”a misura di donna” e che non tutela i suoi diritti. Un fiore non fa primavera. Il cosiddetto “soffitto di cristallo” non si é ancora rotto. É ancora ben saldo. In un recente discorso la Presidente, anzi, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha dichiarato: “A dispetto delle femministe, che pensano che la parità di genere si ottenga con 'la presidenta' o 'l'assessora', sono fiera che sotto il primo governo guidato da una donna il tasso di disoccupazione femminile sia il più alto di sempre! Perché questa è la parità.” Una gaffe o un lapsus freudiano? Iniziamo col dire che essere femministe non significa solo declinare al femminile le parole, ma anche rivendicare i diritti civili, politici ed economici delle donne e la parità fra i sessi. Vediamo un po' di numeri.

L'occupazione femminile in Italia nel 2024 presenta un quadro che risulta essere alquanto complesso e caratterizzato da significativi miglioramenti annuali, ma anche da dinamiche che evidenziano criticità strutturali. A settembre 2024, l'occupazione femminile è cresciuta rispetto al 2023, con un aumento dell'1,3% (+301mila unità). I principali ambiti di crescita sono comunicazione e informazione, turismo, sanità e istruzione. Ma l’occupazione femminile resta concentrata in lavori precari o poco remunerativi . É comunque presente una disparità di genere altamente marcata, con un tasso di occupazione femminile inferiore rispetto a quello maschile. Ad agosto, si è registrato un calo generale dell'occupazione (-63mila unità), che ha coinvolto anche le donne, sebbene l'aumento rispetto all'anno precedente segnali una tendenza positiva a lungo termine. Il gap salariale, seppur basso, se lo si calcola su base oraria (+5%), raggiunge il 43% a causa di lavori part-time, dove le donne risultano ancora sovrarappresentate (quasi il 50% delle lavoratrici) insieme ai settori meno retribuiti come i servizi di assistenza e cura, e interruzioni di carriera dovute alla maternità. La fascia di età tra i 25 e i 34 anni ha visto un aumento dell'occupazione, mentre la fascia 35-49 anni ha registrato una stabilità o leggeri cali. Sempre a settembre 2024, il tasso di disoccupazione femminile è aumentato tra le under 35, mentre il numero di inattive (donne fuori dal mercato del lavoro) è cresciuto (+56mila unità rispetto al mese precedente), portando il tasso di inattività al 33,7%. In Italia, Paese all’84esimo posto nella classifica mondiale per le parità di genere, le donne rappresentano circa il 60% dei laureati, ma la loro presenza in ruoli dirigenziali è inferiore al 25% e solo il 35% dei parlamentari italiani sono donne. Oltre all’ostacolo del divario salariale, sono presenti anche la scarsa rappresentanza nei consigli di amministrazione e le barriere culturali. Per favorire inclusione e diversità, è essenziale adottare politiche aziendali basate su parità di opportunità, trasparenza e valorizzazione delle competenze individuali. 

 

Gender gap italy

 

L'Italia è ancora tra i Paesi europei con il più alto tasso di inattività femminile, anche a causa di barriere come la carenza di servizi di supporto alla maternità e di politiche per la conciliazione lavoro-famiglia. La mancanza di infrastrutture per il welfare, come asili nido accessibili e flessibilità lavorativa, continuano a minare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Solo una donna su cinque rientra nel mercato del lavoro dopo la maternità . Le dimissioni volontarie legate a quest’ultima rimangono un fenomeno preoccupante: nel 2023, oltre 40mila donne hanno lasciato il lavoro per motivi legati alla gestione familiare. Le iniziative governative, come i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), sono focalizzate sull'aumento dell'occupazione femminile, con investimenti in servizi di conciliazione e incentivi per l'assunzione di donne. L’impatto delle riforme, però, è ancora parziale e necessita di ulteriori interventi per ridurre il gap di genere. Nonostante i segnali positivi di crescita, possiamo constatare che l’Italia rimane lontana dagli standard europei in termini di occupazione femminile. É essenziale investire in politiche strutturali per supportare le donne nel mondo del lavoro e sopratutto per affrontare queste "scomode cifre". Alle donne vengono riconosciute la capacità di amministrare e i gestire famiglia e figli. Perché quelle stesse qualità che vengono riconosciute nel nucleo familiare, come serietà, sensibilità, responsabilità e pragmatismo, non dovrebbero funzionare anche al fuori dello stesso?

Un altro fenomeno, che risulta essere una cellula tumorale maligna di difficile estirpazione, è il femminicidio. Al dicembre 2024, i dati sui femminicidi in Italia mostrano, ancora una volta, un numero significativo di casi. Sono stati registrati 106 femminicidi, inclusi casi di lesbicidi e transfemminicidi, aggiornati a fine novembre 2024, secondo l'Osservatorio Nazionale di Non Una Di Meno. Altre fonti, come TG La7, riportano 96 casi specificamente classificati come femminicidi nello stesso periodo, suggerendo anche differenze nei metodi di classificazione. La violenza non è solo fisica ma anche psicologica, alle quali si aggiunge anche quella economica, che risulta essere, non solo un ricatto, ma una vera e propria forma di prigionia soprattutto quando si hanno dei figli. Il femminicidio è spesso preceduto da anni di abusi, stalking, o minacce che non vengono denunciati o che non ricevono adeguata attenzione da parte delle istituzioni e autorità competenti. 

Per contrastare questo fenomeno sono stati introdotti vari strumenti, tra cui il numero 1522, attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Il 1522 è una linea telefonica gratuita attiva 24 ore su 24, pensata per fornire ascolto, supporto psicologico e informazioni alle donne vittime di violenza o stalking: il servizio è disponibile in più lingue e le chiamate sono protette e non tracciabili per salvaguardare la sicurezza delle vittime. Attraverso il 1522, le donne possono essere indirizzate verso una rete di oltre 300 centri antiviolenza distribuiti sul territorio italiano. Un'altra iniziativa per la lotta contro la violenza sulle donne sono le zone fucsia, introdotte in Italia a partire dal 2021. Sono spazi dedicati alla sensibilizzazione e al supporto delle vittime. Le zone fucsia sono state istituite in molte città italiane e spesso si trovano all'interno di ospedali, farmacie, biblioteche e altri luoghi pubblici. L’obbiettivo è quello di offrire informazioni sui diritti delle donne, sui centri antiviolenza disponibili e sul numero 1522. Il colore scelto é il fucsia perché rappresenta visibilità e forza, due elementi fondamentali per contrastare il silenzio che spesso circonda la violenza di genere. Questi spazi lavorano in sinergia con associazioni, volontarie ed enti locali per fornire sostegno personalizzato. Le zone fucsia, oltre a essere un punto di riferimento concreto, hanno anche un importante valore simbolico: aiutano a diffondere una cultura della consapevolezza e della prevenzione.

 Nel 2020 l’organizzazione canadese Canadian Women’s Foundation ha lanciato il gesto contro la violenza sulle donne. É un segnale silenzioso per chiedere aiuto in situazioni di pericolo, conosciuto come il “Signal for Help”, ed è stato ideato durante la pandemia del COVID-19, un periodo in cui i lockdown hanno aumentato i casi di violenza domestica, rendendo più difficile per le vittime cercare e chiedere aiuto. Il gesto è stato creato per essere discreto e riconoscibile, in modo che la vittima di violenza possa utilizzarlo senza attirare l'attenzione dell'aggressore:
1) Si alza la mano con il palmo rivolto verso l'esterno.
2) Si piega il pollice all'interno.
3) Si chiudono le altre quattro dita sopra il pollice, formando un pugno.
Il gesto è diventato virale grazie ai social media e alle varie campagne di sensibilizzazione.


Nel 2020 é stato introdotto dal Decreto Rilancio il Reddito di Libertà: una misura che ha la funzione di sostenere le donne vittime di violenza in condizioni di difficoltà. Il contributo é gestito dall’INPS e arriva fino a 500 euro mensili per un massimo di 12 mesi, rispetto ai 400 euro stabiliti all’inizio. Le ultime notizie ci comunicano che il fondo da 30 milioni, da distribuire in 3 anni, è stato sbloccato a dicembre 2024 dopo ritardi dovuti a rallentamenti burocratici. Il fondo sarà in grado di coprire solo 1700 richieste circa. Ma le richieste sono molte di più.

 

Federica Tomasulo

Commenti

Post popolari in questo blog

La nuova era Trump: la politica estera tra protagonismo globale e sfide economiche

Ursula von der Leyen e la nuova Commissione Europea: un cammino impervio tra aspettative e risultati

Papa Francesco e la geopolitica della misericordia: l’eredità di una potenza morale globale