NASCE A BARI LA “PANCHINA DELLA SPERANZA”
Martedì 10 settembre scorso in occasione della Giornata
Mondiale della Prevenzione al Suicidio, a Bari é stata inaugurata la “Panchina
della Speranza”: la prima Panchina Turchese e Viola d’Italia. I due colori si
rifanno al fiocchetto internazionale della prevenzione al suicidio.

La panchina è situata in Via Venezia nei pressi del Fortino di Sant’Antonio, nelle vicinanze di Piazza del Ferrarese. Luogo dove si possono ammirare facilmente l’alba e il tramonto per la sua posizione e che ora con la panchina ha un’accezione in più. L’intento di quest’ultima è, infatti, donare uno spazio in città dove poter cercare ristoro, riflettere e, soprattutto, ricordare sempre che c’è speranza. Sulla panchina viene citata una frase estrapolata dalla canzone “Qualcosa che non c’è” di Elisa Toffoli, in arte semplicemente “Elisa”: “Fare tutto come se vedessi solo il sole”.
Il progetto è stato realizzato da UNIVOXAPS e dal Centro di Servizio al Volontariato San Nicola, in collaborazione col Comune di Bari e con il supporto dell’associazione Anto Paninabella Odv.
UNIVOX nasce nell’ottobre del 2022 ed è un’associazione di stampo formativo sociale. L’associazione ha come obiettivo promuovere e sensibilizzare su tematiche che riguardano la sfera psicologica e le politiche di contrasto al disagio giovanile. Tratta temi come: l'autolesionismo, DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), bullismo e cyberbullismo e tutto ciò che concerne e può intaccare la salute mentale. UNIVOX ha sede legale a Bari, ma è attiva su tutto il territorio nazionale. Quindi, gli eventi formativi non si svolgono solo nelle scuole dove si riscontra disponibilità, università comprese, e nei luoghi di aggregazione del capoluogo pugliese, ma anche in altre città d’Italia ( Roma, Pisa, Brescia…) dove sono attivi altri volontari. L’associazione fa rete anche con associazioni territoriali e con quelle che hanno tematiche in comune.
Cosa ci dicono i dati
In Italia, escludendo il tasso di persone che ha tentato di togliersi la vita o che ha solo avuto pensieri suicidari, i morti di suicidio sono 4.000. Ogni minimo più di due persone si suicidano. Questo è quello che emerge facendo riferimento alla quota del 14,5% su 100.000 abitanti fornita dai bollettini epidemiologici nazionali dell’Istituto Superiore di Sanità. Rappresenta, inoltre, una delle maggiori cause di morte negli adolescenti. Le evidenze suggeriscono che per ogni persona che muore suicida, vi sono molte più persone che tentano il suicidio. Questo rapporto varia ampiamente per Paese, regione, sesso, età e metodo. La probabilità di togliersi la vita degli uomini è quadrupla rispetto a quella delle donne. Risulta anche che abbiano un comportamento più aggressivo e che utilizzino metodi più letali per togliersi la vita.
Il Suicidio nella Prospettiva Sociologica di Durkheim
Émile Durkheim, uno dei più grandi sociologi, definisce quest’atto nel suo saggio, “Il suicidio”, come : “ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima pienamente consapevole del gesto”. Durkheim ha delineato tre tipologie di suicidio: suicidio altruistico, suicidio anomico e suicidio egoistico. Il suicidio altruistico vede la persona sacrificarsi per confermare o proteggere i valori etici del gruppo a cui appartiene. Durkheim lo ritiene un atto positivo dal punto di vista sociale. Nel suicidio egoistico l’individuo avverte la sensazione di essere escluso e non riesce a integrarsi nel gruppo. Una lotta interiore tra la voglia di affermarsi e le possibilità concrete di affermazione sociale. Durkheim lo considera un atto negativo dal punto di vista sociale. Il suicidio anomico (contro le regole) vede l’individuo soffrire all’interno della società. Questo tipo di suicidio viene compiuto da chi vede i suoi desideri repressi da regole autoritarie. Durkheim lo definisce un atto estremo, la cui frequenza cresce in alcuni momenti particolari. Si accentua durante le crisi economiche oppure anche nel momento di benessere economico, mentre dovrebbe diminuire nei periodi in cui ci sono conflitti, guerre o disordini politici.
Quali sono i fattori di rischio per il comportamento suicidario?
● Ossessione per il suicidio, piani debitamente definiti per realizzarlo, un’anamnesi familiare di suicidio e/o precedenti tentativi che possono portare a una recidività.
● Depressione (specialmente se accompagnata da ansia, nell’ambito della depressione maggiore o del disturbo bipolare, o associata a un recente ricovero ospedaliero) e altri disturbi mentali.
● Disturbi da uso di alcol o di sostanze.
● Essere vittima di bullismo (per esempio cyberbullismo, rigetto sociale, discriminazione, umiliazione, disonore).
● Comportamento aggressivo o impulsivo.
● Esperienze infantili traumatiche, tra cui l’abuso fisico o sessuale e l’incuria.
● Patologie mediche, soprattutto quelle dolorose o invalidanti, o che interessano il cervello. Di particolare rilievo le patologie terminali e/o croniche.
● Lutto o perdita.
● Sensazioni di tristezza o disperazione (quando persistenti).
● Solitudine e isolamento.
● Conflitti relazionali.
● Interruzione del lavoro (ad esempio la disoccupazione) e periodi di transizione (per esempio il passaggio dal periodo lavorativo al pensionamento).
● Stress finanziario dovuto a crisi economiche, debiti o disoccupazione.
● Problemi legali.
L’assunzione di antidepressivi è stata correlata a un
aumento del rischio di pensieri suicidari e di tentati suicidi nei giovani di
età inferiore ai 24 anni, ma non trattare la depressione in modo appropriato
(con farmaci e/o psicoterapia) può aumentare il rischio di suicidio molto di
più. Le maggiori vittime sono gli adolescenti e i giovani adulti. Il consiglio è di rivolgersi sempre a professionisti.
Quali possono essere le ragioni che portano i giovani a compiere un atto così tragico?
Tutti i fattori di rischio si legano al filo dell’incertezza, della perdita di speranza verso il futuro e della paura del fallimento. I giovani di oggi subiscono una grande pressione da parte di una società che esalta la perfezione assoluta e detta ritmi serrati. I social sicuramente hanno un ruolo protagonista nel propagandare questi ideali di “perfezione” che non rispettano i tempi fisiologici di ogni individuo e la soggettività. Grande ruolo ha la paura del fallimento che nasce dalla sensazione di essere troppo indietro in più aspetti della vita e nel sentire di non aver ancora realizzato un qualcosa. Durante la carriera di uno studente, ad esempio, capita di non superare esami, di essere fuori corso e magari di non raggiungere il voto desiderato. Un voto più alto. Nella vita di questo stesso soggetto subentra, magari, anche altro: la presenza di problemi economici, di problemi familiari, di avere qualche chilo in più o in meno, di avere uno stile di vita e gusti differenti rispetto a un gruppo. Tutto ciò può portare a far sentire il soggetto sbagliato, di troppo. Fuori luogo. Ogni singolo fattore può diventare un macigno, ed è così che per liberarsi da tutto quel peso asfissiante, e per liberare gli altri dal proprio peso, si arriva a compiere un gesto definitivo. La salute mentale va tutelata incrementando e rafforzando gli sportelli psicologici sul territorio e aumentando i sussidi per garantire a tutti l’accesso alle prestazioni. Bisogna, inoltre, garantire la presenza di supporto psicologico e il dialogo all’interno della scuola. Luogo di formazione per eccellenza. La scuola così com’è impostata non educa, ma istruisce. Istruire significa trasmettere un complesso organico di nozioni relative a una disciplina o a una tecnica, mentre educare significa promuovere con l'insegnamento e con l'esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona.
Va sempre ricordato: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.” (Platone)
Federica Tomasulo
Commenti
Posta un commento