Cosa hanno in comune la Destra italiana e Calimero?
I recenti attacchi di Giorgia Meloni alla magistratura e il tentativo di presentare il governo come ultimo baluardo dell’Italia sovrana contro i tentativi di dominazione da parte di un’Europa malvagia fanno parte di una strategia comunicativa già nota e ampiamente utilizzata in passato dalla destra italiana.
Avrete sicuramente sentito parlare di Calimero, il piccolo pulcino apparso per la prima volta nel Carosello della società Mira Lanza. Dopo essere caduto nella fuliggine, si sporca, diventa nero e non viene più riconosciuto dalla mamma. Vive qualche piccola avventura, durante la quale è sempre colpito negativamente, ma grazie al detersivo che pubblicizza torna ad essere contento. Nel tempo, però, il personaggio di Calimero è diventato l’immagine iconica della vittima per eccellenza: si sente sempre solo, indifeso, incompreso, parafulmine di tutti gli eventi negativi. Il suo pensiero si traduce in un lamento continuo: “E che maniere! Qui fanno sempre così perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero. È un’ingiustizia, però!” Partendo da questa figura, lo psicoanalista Saverio Tomasella ha elaborato la “Sindrome di Calimero”, secondo la quale un individuo o un gruppo si dipinge come perennemente perseguitato per evitare di affrontare le proprie responsabilità. La risposta comportamentale che ne deriva è una lamentazione costante, accompagnata dalla percezione di svantaggio e ingiustizia perenne, con un senso di fragilità, come se si fosse sempre il bersaglio delle circostanze negative. Vi ricorda qualcosa?
La tendenza al vittimismo della destra italiana ha radici storiche profonde. Durante il regime fascista, Benito Mussolini si dipingeva come vittima delle sanzioni imposte dalle potenze straniere, cercando di costruire una narrativa di ingiustizia internazionale contro l’Italia. Dopo la caduta del fascismo, il Movimento Sociale Italiano (MSI) di Almirante proseguì su questa strada, autodefinendosi "il partito degli emarginati", nonostante avesse beneficiato di una parziale amnistia per i crimini fascisti. Silvio Berlusconi, per tutta la sua carriera politica, ha costantemente presentato se stesso come bersaglio di un presunto complotto orchestrato dalla magistratura e dalla sinistra italiana (“siete solo dei poveri comunisti”) per sabotare il suo governo e la sua carriera imprenditoriale. Più volte ha denunciato una “giustizia a orologeria”, insinuando che i suoi processi avessero una matrice politica mirata a impedirgli di governare e difendere l’Italia.
Volendo analizzare un caso più recente, un esempio significativo tra i tanti è il processo contro Matteo Salvini per il caso Open Arms, in cui è accusato di sequestro di persona per aver bloccato lo sbarco di migranti. Salvini, anziché difendersi esclusivamente nelle aule di tribunale, ha scelto di adottare una strategia mediatica provocatoria, realizzando un video in stile Netflix che punta il dito contro i suoi avversari politici. Nel video, infatti, Salvini presenta la richiesta di condanna come il risultato di una campagna politica contro di lui: «Oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato», afferma all’inizio. Questo video rappresenta un perfetto esempio di vittimismo: Salvini sposta l'attenzione dai riferimenti legali presentandosi come bersaglio di una persecuzione politica orchestrata dalla sinistra, che vuole liberarsi di lui per aver cercato di difendere la patria.
Il vittimismo della destra italiana non è semplicemente una reazione alle critiche o all'opposizione, ma una strategia consolidata per deviare l’attenzione dalle proprie responsabilità e rafforzare il consenso. Invece di assumersi le responsabilità delle proprie azioni, si preferisce presentarsi come vittime di un sistema ostile, accusando giudici, media e opposizione. E dopo oltre 100 anni, mi chiedo e vi chiedo: come è possibile per gli elettori e le elettrici continuare a cadere ogni volta nella stessa trappola? È ora di togliersi la fuliggine dagli occhi.
Vincenzo Pio Tetta
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