Il Caso Sinner: Una Vittoria sul Campo e una Lezione di Giustizia nello Sport
Chiedereste mai ad un arbitro di calcio di chiudere un occhio su un fallo da rigore perché in passato, in una situazione simile, sbagliando, aveva lasciato correre? È quello che le polemiche chiedono all'ITIA. Intanto la WADA ha tempo fino alla mezzanotte di oggi per presentare ricorso contro la sentenza di assoluzione di Sinner.
Partiamo col dire che Jannick Sinner ieri ha vinto gli US Open 2024. È il primo italiano ad esserci riuscito nel tennis maschile dopo che Flavia Pennetta nel 2015 aveva conquistato Flushing Meadows nella storica finale tutta italiana con Roberta Vinci. Secondo grande slam della carriera e dell'anno dopo gli Australian Open 2024, Jannik ha dimostrato una straordinaria forza d'animo in questi ultimi 12 mesi. Ha continuato a competere ai massimi livelli, vincendo partite cruciali e confermando il suo status di numero uno al mondo. La decisione di non partecipare alle Olimpiadi di Parigi, ufficialmente per una faringite, potrebbe essersi persino rivelata strategica a posteriori per l'interesse dell’Italia considerando che il verdetto di assoluzione non era stato ancora emesso.
LA VICENDA
Tutto è iniziato con due test antidoping positivi (10 e 18 marzo 2024) che hanno rivelato la presenza, nel sangue di Sinner, di Clostebol, uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone che risulta nell'elenco delle sostanze proibite della Word Antidoping Agnecy (WADA). Nel campione del 10 marzo 2024 sono stati rivelati metaboliti del clostebol per 86pg/mL, una quantità infinitesimale. Nel campione del 18 marzo 2024 ne sono stati rivelati ancora meno, 76pg/mL. Sebbene i livelli riscontrati fossero estremamente bassi (meno di un miliardesimo di grammo) tali da non procurare alcun vantaggio, le regole antidoping sono severe, e in situazioni simili, in come quella del tennista italiano Stefano Battaglino,in passato si è arrivati alla sospensione per quattro anni.
Dopo due sospensioni provvisorie, ricevute il 4-5 e il 17-20 aprile, Sinner ha fatto appello immediato a un tribunale indipendente, nominato da Sport Resolutions (una società privata che supervisiona i casi di doping), ottenendo la revoca delle stesse in modo da poter continuare a giocare. Il 15 agosto il tribunale indipendente ha emesso sentenza giudicando Sinner non colpevole. Secondo la sentenza del tribunale, la contaminazione è avvenuta accidentalmente a causa di una pomata chiamata "Trofodermin" che in Italia non necessita di ricetta, pur contenendo come sostanza il clostebol. La pomata sarebbe stata utilizzata per diversi giorni dal massaggiatore di Sinner, Giacomo Naldi, su delle ferite che si era procurato alla mano eseguendo nel frattempo varie sessioni di massaggi al tennista italiano senza l'uso di guanti. Questo, unito al fatto che lo stesso Sinner avesse varie ferite aperte ha portato alla contaminazione e alla positività dei due test antidoping effettuati da Jannik in data 10 marzo e 18 marzo. Il tutto è stato certificato come altamente probabile dagli esperti chiamati in causa: il professor Jean-François Naud, il dottor Xavier de la Torre, e il professor David Cowan che si sono così espressi (ai punti 63, 64 e 65 della sentenza).
La WADA ha tuttavia tempo fino alla mezzanotte di oggi per presentare un eventuale ricorso contro questa decisione. Se dovesse decidere di appellarsi, da indiscrezioni potrebbe puntare probabilmente a ottenere una squalifica di 4-6 mesi e non a un ribaltamento totale della sentenza.
IL MONDO AL CONTRARIO
Numerose le polemiche. Aldilà delle esternazioni di Nick Kirgyos, da sempre provocatore, numerosi tennisti di rilievo, tra cui anche Novak Djokovic e Roger Federer hanno espresso disappunto riguardo al trattamento "di favore" riservato a Sinner e hanno chiesto maggiore trasparenza. Il vero problema, tuttavia, non risiede tanto nel trattamento riservato a Sinner, quanto nelle decisioni passate che ora appaiono palesemente ingiuste.
Ed è proprio questa la chiave. Piuttosto che urlare al complotto e puntare il dito alla ricerca di favoritismi si dovrebbe approfittare della situazione per prendere ad esempio la gestione del caso Sinner e pretendere protocolli chiari e uniformi per gestire i futuri casi di doping, evitando così che episodi come questo si ripetano e alimentino polemiche e divisioni.
È come se si chiedesse ad un arbitro di calcio di chiudere un occhio su un falloi da rigore perchè in passato in una situazione simile, sbagliando, aveva lasciato correre. Oppure è come se pretendessimo che un giudice condanni un innocente perchè in passato in situazioni simili aveva commesso l'errore di farlo. D'altronde "in dubbio pro reo" come recitava una locuzione del Digesto giustinianeo, oggi divenuta principio del codice penale italiano.
Il "caso Sinner" pertanto non è solo una vicenda di doping, ma anche una riflessione sulla giustizia e l’equità nello sport. Sinner ha vinto la sua battaglia, sia sul campo che fuori, e ora il tennis ha l’opportunità di imparare da questa vicenda per costruire un futuro più giusto per tutti gli atleti.
Vincenzo Pio Tetta
Commenti
Posta un commento