Ballo del Quaqua e Sanremo: tra gender gap e dignità sul lavoro

Il Festival di Sanremo, si sa, è sempre ghiotto di polemiche e ci offre l’occasione di fare un bilancio dei costumi e della cultura della nostra società.

Non è mai stato solo il Festival della canzone italiana, né un semplice programma di intrattenimento.
La politica, la società, le grandi tematiche salgono su quel palco inevitabilmente assieme a chi ci sale e forse bisognerebbe anche smetterla di aspettarsi qualcosa di diverso.
La musica non è mai solo musica.
Sanremo è Sanremo e Sanremo è politico.
Sicuramente non mi sarei mai aspettata di collegare John Travolta, il ballo del quaqua e la concezione del lavoro in Italia in un un’unica riflessione.
Beh, in effetti più di una.
Voglio dare per scontato che tutti sappiate cosa è successo durante la seconda serata del Festival e del ballo delle polemiche, perciò direi di passare direttamente alle mie, di polemiche.
Ecco il mio elenco:

1.      Emerge in modo evidente la mentalità molto cara agli italiani del “perché ti pago, fai tutto quello che voglio”, del resto cosa vuoi che siano il rispetto per la dignità del lavoro e della persona.
John Travolta è stato invitato al Festival della canzone italiana, non allo Zecchino d’oro.
Sottolineerei il concetto di invito.
La direzione artistica del Festival e i dirigenti Rai si sono adoperati per far avere ad Amadeus una delle figurine che gli mancava nel suo personalissimo album di personaggi famosi. Del resto è così che lo tratta anche sul palco e non fa nulla per nasconderlo, pensando probabilmente avrebbe lusingato un John Travolta già visibilmente poco partecipativo.
Quindi il nostro John ha lasciato tutto, ha preso un aereo dall’America (in cui, vorrei ricordare, Sanremo non da il via a nessuna settimana santa) ed è arrivato come super super super ospite a noi. Quindi è stato voluto, non è stato preso all’ultimo dalla strada per dargli cinque minuti di visibilità.
Tantomeno è stato invitato a un format di intrattenimento che prevede che gli ospiti si mettano in gioco in situazioni non convenzionali o ridicole.
Ma questo è quello che l’azienda si aspetta da te, John, abnegazione. L’azienda ti paga, ti concede dei benefit e se l’azienda vuole che balli il ballo del quaqua, tu lo farai, John.
Ci sarebbe da chiedersi cosa sarebbe successo se avessero fatto ballare il corrispettivo americano del “ballo del quaqua” a uno dei fiori all’occhiello del cinema italiano durante la serata degli Oscar.

2.      Pensate di essere Giorgia (con tutto il curriculum artistico che segue), svolgere una mansione che di solito non vi spetta, farlo molto bene, accogliere l’ospite internazionale, metterlo a suo agio, parlando anche bene in inglese, per poi cedere il palco a un uomo che come sfrutterà questa risorsa? Ballando il “ballo del quaqua” con lui.
Il campanello d’allarme sul gender gap nel mondo del lavoro è risuonato forte e chiaro, spero lo abbiate sentito tutti.
Avere titoli, capacità e competenze evidentemente non è abbastanza perché il ruolo di potere e di prestigio va sempre lasciato a qualche uomo che saprà cosa farne molto meglio di te. Si presuppone.
La lotta alla rappresentanza e alla presenza femminile negli ambienti culturali, nelle classifiche, nelle candidature ai premi, negli spazi del potere è necessaria e continueremo a farla anche per Giorgia che proprio qualche ora prima pensava si potesse abbassare la guardia.

3.      Punto dedicato al GianCoso di turno che commenta “per tutti quei soldi avrei ballato nudo il quaqua” e variazioni fantasiose sul tema… Beh, caro GianCoso, non credo tu abbia all’attivo film con Tarantino (e tutto il resto che non sto qui a elencare), quindi ci credo che per tutti quei soldi possa venirti voglia di mettere da parte la tua dignità personale.
A tal proposito ti riporto volentieri al punto 1.
Stesso principio su cui si fa leva nel mondo del lavoro. Se non hai esperienza, certo che accetti di fare lo stagista a 500€ (e qui sarebbe da aprire tutto un approfondimento a parte), ma quando arrivi a condizioni di lavoro più dignitose beh, dubito ti sentiresti rispettato e gratificato se qualche datore di lavoro ti trattasse come uno stagista per qualche soldo in più.

Postilla dedicata a GianCoso2 che commenta “"eh però i soldi se li è presi lo stesso".
Ti sembra così assurda come cosa? Non ti sembra forse il minimo?
Non so, GianCoso2, se i tuoi principali iniziassero a farti fare cose umilianti a lavoro (anche solo prestazioni non previste da contratto, che richiederebbero un aumento) e iniziasse a non starti bene, cosa diresti a qualcuno che ti dice "eh umiliante, però lo stipendio te lo prendi".
Pensa GianCoso2, pensa.
E poi il problema è stato davvero suo che è venuto lì per fare un'ospitata a quel prezzo o di chi lo ha pagato tutti quei soldi per un balletto umiliante?

Tutta la polemica ad Amadeus sembra esagerata, anche perché l’ospite non è stato pagato a cachet intero, bensì è venuto a rimborso spese!
Non sono sicura che il rimborso spese giustifichi l’umiliazione del “ballo del quaqua” o lo elevi a una performance più edificante, ma sono sicura che John Travolta sia stato trattato come uno stagista qualsiasi super titolato, pagato a rimborso spese e demansionato.
Dopotutto si sa, nel mondo del lavoro ci vuole abnegazione e tanta gavetta. Forza John, non vorrai passare per uno scansafatiche ingrato?

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